CATECHESI AND FOOD







“Tutto il popolo andò a mangiare, 
a bere, 
a mandare porzioni ai poveri 
e a far festa 
perché avevano compreso le parole 
che erano state loro proclamate” 

Neemia 8,10-12


La Bibbia, a volte, sembra una grossa dispensa piena di cibi, dall’Antico Testamento, in cui Dio ci presenta la beatitudine e la comunione con Lui come un banchetto ricco di cibi succulenti e di bevande inebrianti, al Nuovo, in cui Gesù fa di un pezzo di pane e di un calice di vino il suo corpo ed il suo sangue.

Ci divertiremo in questa pagina a rintracciare alcuni degli alimenti presenti nella Sacra Scrittura trattandone sia l’aspetto spirituale e simbolico che quello nutrizionale.


INDICE DEI POST

 


IL PANE nella Bibbia...

di
Marcella La Guardia




Gesù ci dona l'Eucarestia durante la cena ebraica preparata per la Pasqua. Il contesto era già ricchissimo di simboli e significati. Il pane era quello azzimo, cioè non lievitato, che ricordava la fretta con cui gli ebrei, guidati da Mosè, erano fuggiti dall'Egitto per riconquistare la libertà. Era il ricordo dell'inizio del lungo esodo verso la terra promessa.

In ebraico, il pane, chiamato lehem, significa nutrimento, sostegno per la vita. Pertanto, è oggetto di massimo rispetto.

E' frutto del lavoro dell'uomo. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, nelle prime pagine della Bibbia, è ben chiaro il legame esistente tra il pane e la fatica dell'uomo: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane" (Gn 3,19). Da quel momento la benedizione di Dio sarà legata all'abbondanza di questo cibo. E' Dio che dona il pane. Nell'esodo il popolo ebraico sperimenta un Dio che a lui provvede con un pane che scende dal cielo, che è la manna.

Per lo stretto rapporto che questo alimento ha con Dio, il pane è immagine di sapienza. In Proverbi 9,5 è la Sapienza che invita: "Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che vi ho preparato" ed al versetto 17,1 troviamo: "Un tozzo di pan secco con tranquillità è meglio di una casa piena di banchetti festosi e di disordine". Nel libro del Siracide al versetto 29, 28 si afferma: "Indispensabili alla vita sono l’acqua, il pane, il vestito, una casa che serva da riparo".

E' anche chiaro il concetto del pane che va condiviso a sostegno dei più poveri, ad imitazione di Dio: "Dio grande, forte, terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito" (Dt 10,17-18).

Alle querce di Mamre (Gn 18,1-8) Abramo chiede a Sara di impastare la farina e farne focacce per i tre uomini appena arrivati, immagine di Dio che si fa viandante da sfamare. Il profeta Eliseo moltiplica i pani per sfamare la gente (2 Re, 4, 42 ss). Il profeta Geremia ci proietta in una dimensione escatologica dove abbondanti saranno grano, mosto, olio.

Il pane diventa, inoltre, metafora per descrivere i nostri stati d'animo: "Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: Dov'è il tuo Dio?" Sal 41, 4;  "Va', mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere" (Qo 9,7).

Nel Nuovo Testamento risuonano gli echi del Vecchio. Ritroviamo nelle parole e negli avvenimenti di Gesù i concetti di pane, lievito, grano. Spesso sono legati alla necessità della carità.

Gesù moltiplica i pani ed i pesci invitando gli apostoli a non congedare le folle che lo seguivano ma a sopperire essi stessi al bisogno di cibo: "Date loro voi stessi da mangiare" (Mt 14, 13-21). Etimologicamente la parola "compagno" deriva da "cum" e "panis", in riferimento appunto alla condivisione del pane.

Nel "Padre nostro" Gesù insegna a chiedere il pane quotidiano (Mt 6, 11) riponendo fiducia in un Dio che, essendo padre, provvede ai propri figli.

Ma durante le tentazioni nel deserto ci ricorda che il vero pane per l'uomo è la parola di Dio (Mt 4, 4) e, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù afferma anche: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6, 48-51). Gesù è pane, in quanto Parola, Logos, e carne, in quanto Eucarestia.

E' Gesù il vero nutrimento per il cristiano e per la Chiesa intera che si fa unico corpo perché mangia un unico pane, come ricorda San Paolo: "Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane" (1Cor 10,16-17).



IL PANE oggi..

di 
Eleonora Quaranta 
Naturopata Nutrizionista 




Dopo aver ampiamente approfondito il significato spirituale del pane, veniamo alle sue attuali proprietà e limiti..

E sì.. Perché il post guerra e le esigenze di una popolazione bisognosa di reintegrare gli stenti e le privazioni, oltre alle abitudini della cultura americana, osservata con grande gratitudine, che entrarono a far parte del nostro immaginario collettivo; hanno inciso profondamente sulla trasformazione dei nostri gusti, ed orientato diversamente dalla tradizione pre-conflitto bellico, la preparazione e la scelta delle materie prime dei nostro fedele Pane.

Oggi esso è composto da farina, acqua, lievito e sale..

più l’energia meccanica esercitata per mescolarli, che avvia quel processo chimico-fisico, per cui la proteine del cereale, gliadina e glutemina,  idratandosi, formano il glutine che conferisce all’impasto elasticità e coesione..

E` in questo processo che le bolle di anidride carbonica formatesi durante la lievitazione, rimarranno intrappolate, conferendo sofficità alla mollica.

E poi..

Lievito madre, pasta acida, lievito di birra, secco, chimico; tutti provocano la fermentazione degli zuccheri della farina, ad opera degli enzimi e dei batteri presenti in esso..

E allora direte voi? Non è cambiato nulla.. E’ tutto come un tempo!

Purtroppo no! Riflettiamo insieme..

Quale farina viene proposta per la preparazione dei dolci? Quale usate?

La risposta è semplice, la farina 00.

Ovvero una farina raffinata, privata del germe e della fibra, per renderla piu’ ricca di amido ovvero dell’elemento che scomposto dal nostro sistema digerente, rilascerà nel sangue, lo zucchero di cui è interamente composto.. Il glucosio.


Ma se è una farina interamente costituita da zucchero.. quindi adatta per i dolci, perché michette, rosette, stelle, tartarughe, pane arabo, baguette, pan brioche, pane in cassetta, crackers, grissini, granetti petali.. sono realizzati con la stessa farina???

La risposta, affonda le sue radici come accennavo all’inizio, nella domanda di un popolo che provato dalla sorte, ricercava nel cibo quella soddisfazione compensatoria per la subita alimentazione scadente e povera di energie spendibili in tempi rapidi.. Data la voglia di fare, di ricostruire.. Case, lavoro, famiglia.. sicurezze.. Quelle che per molti anni erano mancate..

Lo zucchero della farina 00 ha racchiuso tutto questo.. un richiamo atavico alla coccola, alla dolcezza, alla riscoperta dei valori piu’ nobili, che la guerra aveva spazzato via..

Ora che dal ricordo delle guerre siamo lontani però, dobbiamo cambiare atteggiamento e mentalità e convincerci che in una società in cui le scelte alimentari rappresentano "lo sfizio" e non decidono delle nostra "sopravvivenza", il nostro approccio può e deve essere libero.. libero dallo zucchero!!

Il mio consiglio è semplice..

Scegliete per voi e per i vostri ragazzi, un alleato migliore, per la linea ma soprattutto per la salute!

Pane di grano duro integrale, ai cereali, al farro, alla segale, al grano saraceno -- Riscoprite il piacere di preparare personalmente impasti misti da sperimentare, anche per la pizza o per proporre delle merende alternative.. tipo una schiacciatina con olio extra vergine di oliva e rosmarino??

E non li assecondate se vi chiedono il panino MORBIDO!!

Per crescere sani e forti i loro denti devono mordere..  esercitare una consistente pressione sull’alimento.

L’esercizio meccanico della masticazione associato al cibo “giusto” esplicherà in questo modo, una doppia valenza positiva:

- Sviluppare un sano attecchimento della radice del dente all’arcata dentaria;
- Preservare dalla formazione della carie.

Pensate all’azione di “pulizia” esercitata dalla masticazione, di una mela con buccia..


Il pane deve avere una sua consistenza.. meglio se tostato o addirittura lasciato in dispensa ad asciugarsi..

La ricerca ci aiuta e ci informa che con questo piccolo stratagemma, il “carico glicemico” ovvero la quantità di glucosio che entrerà nel sangue in relazione all’insulina richiamata, sarà molto più contenuto; a conservazione di bassi valori della “glicemia”..  Fattore di controllo importante per limitare il rischio di insorgenza dell’ “insulino- resistenza”.. Primo passo verso il DIABETE (Patologia cronico- degenerativa).



LA MANNA nella BIBBIA

di
Lory Mas e Marcella La Guardia


Oggi ci mettiamo a tavola con Mosè per indagare e riflettere, sul cibo più misterioso della Sacra Scrittura: la manna. Leggiamo con attenzione e proviamo a immaginare come le parole della Bibbia, a riguardo, ci possano trasportare indietro nel tempo, quasi in modo da poter ascoltare direttamente il profeta mentre parla al suo popolo:


"[…] evaporato lo strato di rugiada, apparì sulla superficie del deserto qualcosa di minuto, di granuloso, fine come brina gelata in terra. A tal vista i figli d'Israele si chiesero l'un l'altro: «Che cos'è questo?» perché non sapevano che cosa fosse. [Ed io dissi] loro: «Questo è il pane che il Signore vi ha dato per cibo. Ecco ciò che ha prescritto in proposito il Signore: ne raccolga ognuno secondo le proprie necessità, un omer a testa, altrettanto ciascuno secondo il numero delle persone coabitanti nella tenda stessa così ne prenderete». Così fecero i figli di Israele e ne raccolsero chi più chi meno. Misurarono poi il recipiente del contenuto di un omer; ora colui che ne aveva molto non ne ebbe in superfluo e colui che ne aveva raccolto in quantità minima non ne ebbe in penuria; ciascuno insomma aveva raccolto in proporzione delle proprie necessità" (Es 16,14-18).


Ma cosa era quindi la manna?

La MANNA rappresentava IL CIBO DELLA PURA SOPRAVVIVENZA. Grazie ad Essa il popolo d'Israele ha potuto sopportare i quarant'anni d'esilio nel deserto (fuggendo così dalla schiavitù alla quale era soggetto in Egitto), riuscendo a tornare nella propria terra natia.


La MANNA, che avrebbe potuto nascere dalla terra, provenendo dal cielo SPINGEVA ISRAELE AD ALZARE LO SGUARDO VERSO L'ALTO, lo spronava a staccarsi da una terra che non era in grado di offrire un sostegno vitale all'uomo, si da assumere quell'atteggiamento posturale, eretto e fiero, proprio di chi sa di essere il popolo eletto del Signore.


La MANNA era il segno DELL'ESISTENZA e della PRESENZA DI DIO. Queste si rendono manifeste al popolo, attraverso la provvidenza, con cui il Signore soccorre l'uomo nel bisogno, e la fedeltà che sorpassando ogni ingratitudine umana, è impegno continuativo, tenero ed amorevole, a sostegno del creato intero.


La MANNA, inoltre, era anche INVITO ALLA SOBRIETÀ, alla misura, al saper prendere solo ciò che bastava quotidianamente e non il superfluo, non "il di più".

E come ammonimento per un giusto agire, "il di più" che qualora gli Israeliti potessero aver preso, si riempiva di vermi e si deteriorava. Il venerdì però veniva concesso di prendere una porzione in più anche per il sabato (deputato al riposo), essendo questo il giorno in cui il Signore non donava la manna. Solo in tale situazione il cibo rimaneva inalterato.


La MANNA che scendeva dal cielo, era sia un fenomeno bello da vedere, sia un cibo gustoso da mangiare. Dio così soddisfaceva  IL BISOGNO DEL BELLO E DEL BUONO INSITO NELL'UOMO! Avvalorava l'importanza del piacere rilevato dai sensi: dal tatto, dalla vista, dal gusto... anche in una situazione di privazioni, sofferenza e difficoltà in cui il piacere poteva sembrare inutile e superfluo alla sopravvivenza.


Ancora oggi Dio invia la manna al suo popolo attraverso Gesù. GESÙ INFATTI È LA MANNA che ci viene dal cielo. Attraverso l'Eucarestia quotidianamente si dona a chi l'accoglie recando conforto e sostegno.



LA MANNA OGGI..

di 
Eleonora Quaranta
Naturopata Nutrizionista





Dopo aver approfondito gli aspetti simbolici e spirituali legati al dono della Manna, conosciamola in termini scientifici e di utilizzo nella vita pratica..
Scopriremo le sue proprietà e tante curiosità.. Dalle tecniche ancora manuali per estrarla, al suo consumo, come rimedio naturale per adulti e bambini, alla sua preziosa collaborazione come presidio ospedaliero, in caso di terapie ed emergenze..



E’ la linfa estratta dalla corteccia opportunamente incisa di alcune specie di piante del genere Fraxinus (frassini), in particolare Fraxinus ornus (orniello o frassino da manna). È un prodotto tipico siciliano, come tale è riconosciuto e rientra nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) stilato dal Ministero delle politiche agricole e forestali.


Storia

La coltivazione del frassino da manna risale presumibilmente alla dominazione islamica (IX-XI secolo d.C.); il più antico documento che menziona la manna risale al 1080 in un diploma del vescovo di Messina. La Sicilia divenne la maggiore produttrice nella seconda metà dell’Ottocento.

Oggigiorno la coltivazione è limitata a poche zone della Sicilia, precisamente solo al territorio di Pollina e Castelbuono. Qui l'ultima generazione di frassinicoltori che mantiene in vita il prezioso patrimonio colturale e culturale legato al mondo dell'antico mestiere dello "Ntaccaluòru".

In alcuni centri fino agli anni '50 la manna costituiva la base dell'economia locale per i frassinicoltori locali. Il fenomeno che ha spinto le nuove generazioni a preferire il lavoro in città, anziché l'agricoltura, ha contribuito fortemente all'abbandono della coltura della manna.

La produzione della manna offre tuttavia un buon reddito rispetto al passato (ogni chilo ha un costo superiore a 20 euro, e il prezzo è sempre in crescita).


Condizioni climatiche

Le aree in cui il frassino da manna viene (o veniva) coltivato, sono comprese nella fascia altimetrica fra 200 e 800 m, a clima mediterraneo-arido (non a caso il frassino è pianta xerofita - si adatta bene alla siccità), su suoli calcarei o argillosi.


Specie utilizzate

Sono circa 70 le specie di frassini riconosciute in tutto il mondo, ma soltanto 3 sono quelle presenti nella flora italiana: Fraxinus excelsior L. - Fraxinus ornus L. - Fraxinus angustifolia Vahl., tutte potenzialmente produttrici di manna.


Fraxinus ornus

Raccolta e classificazione

La manna è riconosciuta come Presidio Slow Food ed è per questo motivo che assieme ai frassinicoltori è stato redatto un disciplinare di produzione che ne garantisce la qualità e la provenienza.

Si riduce sempre di più il numero dei coltivatori; ormai quasi solo gli anziani sanno come coltivare e praticare le incisioni sulla corteccia del tronco del frassino con un particolare coltello chiamato mannaruolo.

Dalle piccole incisioni trasversali create con gesti precisi, sgorga lentamente un succo inizialmente di colore ceruleo e di sapore amaro (lagrima), che a contatto con l'aria rapidamente si schiarisce e assume un sapore dolce. Condensandosi, forma cannoli e stalattiti di colore bianco e profumati.

L'operazione di raccolta si pratica ogni settimana con l'archetto, la paletta e la scatola (particolari arnesi per la raccolta della manna).

La manna è classificata in base alla modalità di raccolta:

Manna cannolo: è la più pregiata, simile ad una stalattite; si forma dal gocciolamento della linfa lungo la corteccia dell'albero e si raccoglie con l'archetto.

Manna rottame: è costituita dalla linfa che scorre lungo la corteccia; si stacca con la rasula e si raccoglie nella scatola.

Manna in sorte: è formata dalla linfa che si accumula nei cladodi (contenitori) di fico d'India appositamente predisposti alla base del tronco.


Cladodi di fico d’India alla base del tronco per raccogliere la manna

Poiché la categoria più pregiata è la manna cannolo, è stato messo a punto un nuovo sistema di raccolta, al fine di aumentarne la quantità. Questo sistema prevede l'uso di fili di nylon legati ad una piccola lamina d'acciaio posta subito sotto l'incisione; la linfa scorre lungo i fili e solidifica formando cannoli di lunghezza considerevole, che si possono raccogliere ogni due giorni contrariamente al metodo tradizionale che prevedeva la raccolta settimanale.


Lamine d’acciaio nei punti d’incisione della corteccia
legati a fili di nylon su cui scorre la manna solidificandosi

La produzione viene messa ad asciugare (stinnitura) per le prime 24-36 ore all'ombra, per togliere e ripulire i cannoli e le stalattiti dalle impurità; successivamente in pieno sole sugli stenditoi o stinnituri per circa una settimana, fino a quando il prodotto raggiunge il giusto tenore d'umidità (circa il 9%). Infine, con cura, viene riposta in appositi contenitori in legno e conservata in ambiente fresco.


Composizione

Manna

La composizione chimica della manna è molto complessa e dipende da diversi fattori tra cui: qualità, zona di provenienza, l'età del frassino e la sua esposizione, l'andamento stagionale e molti altri fattori.

La manna in media contiene il 40-60% di mannitolo o mannite, 8-10% d’umidità, 3-5% glucosio e fruttosio, 12-16% manninotriosio, 6-12% manninotetrosio, 1-3% elementi minerali, 0,5%-0,1% resina e altre sostanze in quantità minori (vitamine, enzimi, mucillagini, pectine, tannini).

Come avrete potuto constatare, è un nutriente equilibrato, che fornisce un’ottima riserva energetica data dalla presenza degli zuccheri semplici, ma anche di altri elementi importanti protettivi e disintossicanti.

Approfondiamone la conoscenza..


Sistema di raccolta della manna


Cannoli di manna al termine della lavorazione


USI TRADIZIONALI E MEDICINALI

La manna possiede numerose virtù terapeutiche è innocua e priva di azioni secondarie rilevanti, cosa che tra l'altro la rende particolarmente raccomandabile in pediatria. La manna è in primo luogo un lassativo leggero esente da controindicazioni, particolarmente adatto alla primissima infanzia e nei bambini per brevi periodi.

Indicata per le persone molto anziane debilitate e convalescenti (viene somministrata generalmente nel latte, o come decotto di manna).

E’ un regolatore e rinfrescante intestinale, in quanto purifica l'apparato digerente da tossine e appesantimenti dovuti a cattiva alimentazione.

Ha una benefica azione sull'apparato respiratorio, infatti si comporta da fluidificanteemolliente e sedativo della tosse.

E’, inoltre, un dolcificante naturale a basso contenuto di glucosio e fruttosio, utilizzabile come dolcificante per diabetici (con predisposizione alla stipsi cronica); ha proprietà anticatarrali, infatti, pezzetti di manna sciolti in bocca lentamente hanno proprietà espettoranti.


Attività biologica

Come accennato, alla manna sono ascritte proprietà lassative.

Più precisamente, tali proprietà sono da attribuirsi alla mannite(il principio attivo) in essa contenuta. L’effetto lassativo della mannite non è immediato, ma richiede dalle 8-10 ore, pertanto ne è consigliata l’assunzione di sera.

Per un impiego corretto ed efficace del prodotto, è importante bere molto.

Si suggerisce di iniziare con la dose minima indicata, per poi regolarsi in base alla risposta del proprio organismo.

Non irrita il colon, è scarsamente assorbita dall’organismo, non causa dipendenza, ha un buon sapore e può essere usata anche dalle persone più delicate.

L'effetto lassativo che viene esercitato è di tipo osmotico, ovvero, una volta che la mannite raggiunge l’intestino, richiama e trattiene ingenti quantità d’acqua, conferendo in questo modo una consistenza semisolida o liquida al contenuto intestinale, oltre ad aumentarne il volume. Tutto ciò stimola l'attivazione della peristalsi dell'intestino, quindi, l'evacuazione.

Grazie a questa specifica azione, l'utilizzo della manna è stato ufficialmente approvato per contrastare la stitichezza.

Per il trattamento di questo disturbo, la dose abitualmente consigliata per gli adulti è, indicativamente, di circa 20-30 grammi di droga (ovvero del rimedio citato) al giorno.

Nei bambini e negli individui anziani, invece, si consiglia l'assunzione di dosi inferiori, che possono variare, indicativamente, dai 2 ai 16 grammi di droga (ovvero il rimedio descritto) al giorno (da 1 a 3 bastoncini).


Ricette ad uso casalingo negli adulti: 

Come lassativo: manna 20/30 g (4 bastoncini circa, da pesare), acqua calda 100ml. Si agita, si scioglie, si filtra e poi si aggiungono 30 g di miele d'acacia.

Come purgante: manna 40 g, latte caldo 150 g. Si agita, si scioglie e si filtra.


RICORDATE 


I rimedi naturali variano i loro effetti da individuo a individuo, quindi è richiesta cautela nei dosaggi iniziali, specialmente se avete intenzione di somministrarli ai vostri figli. La consultazione del medico di base o dello specialista è sempre raccomandata. 


N.B.

LEGGERE IL FOGLIETTO ILLUSTRATIVO:

Quando la manna viene utilizzata a fini terapeutici, è essenziale utilizzare preparazioni definite e standardizzate in principi attivi (mannite), poiché solo così si può conoscere la quantità esatta di sostanze farmacologicamente attive che si stanno assumendo.

Quando si utilizzano preparazioni a base di manna, le dosi di prodotto da assumere possono variare in funzione della quantità di sostanze attive contenute. Tale quantità, solitamente, è riportata direttamente dall'azienda produttrice sulla confezione o sul foglietto illustrativo dello stesso prodotto, pertanto, è molto importante seguire le indicazioni da essa fornite.


Effetti collaterali

Utilizzata correttamente e alle dosi consigliate, la manna non dovrebbe provocare effetti indesiderati di alcun tipo. Tuttavia, in soggetti sensibili possono manifestarsi nausea e flatulenza.

Avvertenze

Analogamente ad altri lassativi, l'utilizzo della manna dovrebbe essere effettuato solo per brevi periodi di tempo.

Controindicazioni

Evitare l'assunzione di manna in caso di occlusioni intestinali o di ipersensibilità accertata verso uno o più componenti.

Interazioni Farmacologiche 

- L'uso di lassativi può ridurre l'assorbimento di farmaci contemporaneamente assunti per via orale.


LA MANNA COME MANNITOLO

Il mannitolo è il carboidrato semplice (ovvero lo zucchero), appartenente alla categoria dei polialcoli esaidrici, contenuto nella manna.

Formula chimica del mannitolo



Il mannitolo è ampiamente diffuso nel mondo vegetale. Le concentrazioni più significative si rinvengono nella manna del frassino (30-60%), nel tallo delle laminarie e del fucus (alghe marine), nelle foglie e nelle drupe dell'olivo, nel fico, nel sedano ed in funghi eduli come Lactarius e Agaricus. A livello industriale il mannitolo viene prodotto a partire dal saccarosio. 


LO SAPEVATE CHE IN OSPEDALE.. IN EMERGENZA.. 

Per via parenterale - tramite infusione endovenosa il mannitolo viene utilizzato come diuretico osmotico, per la dimostrata capacità di richiamare acqua all'interno dei tubuli renali ad esempio in caso di insufficienza renale. Ha inoltre la capacità di diminuire la pressione intracranica ed intraoculare, tanto da rappresentare per tradizione il farmaco di scelta per diminuire l’edema cerebrale. Il mannitolo presente nei vasi sanguigni del cervello richiama acqua dagli interstizi cerebrali verso il lume dei vasi stessi, riducendo appunto l’edema.

Oltre alle sue proprietà osmotiche, il mannitolo può eliminare i radicali liberi coinvolti nello stress ossidativo e migliorare la qualità oltre che la quantità del flusso microvascolare all'interno di un cervello lesoad esempio da eventi traumatici, ischemie.. ictus.. 


E’ proprio “BUONA” la nostra Manna..






Adamo ed Eva... vegetariani?!?

di

Marcella La Guardia






Adamo ed Eva… vegetariani?

Direi di sì, ma non per loro scelta:

"Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne" (Gn 1, 29-30).

E' ciò che si legge nella Genesi e per quanto possiamo meravigliarci delle scelte di Dio, la spiegazione non è da noi, tutto sommato, molto lontana: siamo nella beatitudine del paradiso terrestre e, pensandoci bene, è piuttosto naturale che, nel sapiente disegno divino, non si contempli la possibilità che una creatura viva a discapito di altre.

Allora, diventa anche comprensibile l'esistenza di un mondo vegetale creato proprio per donare piante e frutti per la sussistenza di tutte le altre creature, un mondo vegetale in grado di rigenerarsi continuamente senza patire alcuna privazione e sofferenza. Grande Dio!

Ciò nonostante, nella stessa Genesi leggiamo più in là:

"Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. Quanto si muove ed ha vita vi servirà da cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe" (Gn. 9, 1-5).

Come mai Dio, dopo il diluvio universale, permette a Noè ed ai suoi figli di cibarsi con "quanto si muove ed ha vita"? Come mai questo ripensamento? Cos'è successo?

Innanzitutto, ricordiamo che, soprattutto, i primi undici capitoli della Genesi non vanno letti ricercando notizie storiche e scientifiche. La finalità di questa Parola di Dio è quella di rispondere alle fondamentali domande di senso ricercando, non il come ed il quando, ma Chi sia all'origine della vita.

Ed, appunto, tornando all'origine, nell'armonia del creato, Dio non prevedeva l'uccisione degli animali. Questo è ormai appurato!

Invece, nel mondo di Noè, la cui armonia è rotta non solo dal diluvio ma, soprattutto, dal peccato, Dio permette il cibarsi, oltre che delle verdi erbe, anche di carne e pesce.

Sembra un po', permettetemi il termine, un adattamento alla situazione concreta del momento. Come dire: adesso non si riesce a far di meglio!

Arriverà, però, un tempo in cui Dio ripristinerà l'originaria armonia del creato riconciliando, per mezzo di Gesù Cristo, tutte le creature.

Ed allora:

"Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la saggezza del Signore riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare" (Is 11, 6-9).

                                                         

“IL CIBO DELL’ EDEN”
di
Eleonora Quaranta
Naturopata nutrizionista





“L’uomo è ciò che mangia” filosofeggiava ad onor di causa L. Feuerbach nel 1862.

Ed ancora Linus Pauling, premio Nobel nel 1954 per la chimica e nel 1962 per la pace, citava lo stesso aforisma.

Questa volta con una valenza meno sociale e più aderente all’interpretazione scientifica, che riconosce ancor oggi, e sempre più, un oggettivo valore preventivo, all’alimentazione.

Il mondo vegetale fornisce all’organismo molecole fondamentali alla sopravvivenza, allo sviluppo cognitivo e fisico ed alla conservazione delle nostre cellule in virtù dell’alto contenuto in vitamine, sali minerali oligoelementi e fibra.

Molti pensano che queste molecole, siano secondarie, per importanza, all’apporto dei carboidrati e delle proteine.

NON E’ AFFATTO COSI’… SCOPRIAMO PERCHE’.


I carboidrati sono rappresentati da quegli zuccheri complessi che producono l’energia spendibile dai nostri muscoli e da tutti gli organi ed apparati che “consumano”, poiché vivono.

Essi conferiscono all’organismo potenza fisica, elaborativa, resistenza agli sforzi ed a molte forme di stress.

Pensate che il cuore spende, ovvero “brucia” circa 200 (Kilocalorie) ogni giorno, per garantire il suo battito incessante, il cervello circa 250 per elaborare, il fegato circa 350 per filtrare ed i muscoli circa 350… per contrarsi !
I secondi ovvero le proteine, sono amminoacidi implicati nella costruzione della massa corporea e per realizzare correttamente il loro compito hanno bisogno dei carboidrati.

Le proteine sono presenti nei muscoli, nel tessuto connettivo (ovvero il tessuto che le riveste e che riempie gli spazi tra lo scheletro e gli organi), negli organi stessi ed nei tegumenti ovvero nell’epidermide.

E non solo! Le proteine, infatti, sono il principale costituente dei globuli rossi, degli acidi biliari e degli ormoni insieme agli acidi grassi.
Ma noi, possiamo “apparire in forma”
con una muscolatura allenata, consistente e trasmettere una sensazione di forza di potenzialità espressa e presente;

oppure, come spesso accade osservando adulti e bambini rubicondi (tanto quanto basta, non sto parlando di franco sovrappeso, in quel caso l’eccesso e le carenze nutrizionali sono sempre presenti), si potrebbe pensare ad uno stato di benessere, di “salute”…

Invece può accadere... che proprio queste persone, abbiano minor resistenza fisica, accusino stanchezza, sonnolenza, stati emotivi che perturbano la loro omeostasi, ovvero il loro equilibrio psico fisico…

Oppure... presentino una risposta immunitaria scarsa, che si manifesta con repentine ricadute. Per esempio: comuni mal di gola, stati para influenzali, allergie e tutte quelle forme patologiche in cui ciò che conta:

è quanto il nostro sistema immunitario sia in grado di REAGIRE.. con quelle risorse che esteticamente non si vedono, ma che rivestono un ruolo fondamentale, nel delicato equilibrio tra quel bene prezioso, chiamato salute, e la malattia.

Da mamme, da padri o da persone responsabili, che riconoscono come sia importante preservare il più a lungo possibile quel “bene”,

dobbiamo chiederci: cosa NON DOBBIAMO TRASCURARE, affinché i nostri cari e noi stessi, possiamo alimentarci in modo che il cibo, divenga una reale forma di prevenzione?
Ebbene la risposta è proprio nel consumo costante e quotidiano di quei prodotti elettivi... del giardino dell’Eden!
Frutta, di tanti colori e consistenza. Essa garantisce vitamine, sali minerali freschi! Non da integratori, non di sintesi!!!

La biodisponibilità (cioè la capacità di essere assorbiti), è ben diversa…

Tutte le vitamine (contenute nella frutta) indistintamente, sono indispensabili per ridurre i danni alle membrane cellulari, restituire vigore alle cellule del sistema immunitario affinché questo sia più reattivo nel contrastare l’entrata nel nostro organismo di virus, batteri e funghi, responsabili del maggior numero di patologie di cui siamo afflitti.

Verdura ed ortaggi in grande quantità!!!

Anch’essi contengono vitamine, purchè li consumiate crudi; come i peperoni, i cetrioli, i pomodori, i rapanelli, le insalate...

E non solo...

Il cibo dell’Eden, dispensa una grande concentrazione di sali minerali (es.: calcio, magnesio, potassio...) ed oligoelementi (es.: ferro, selenio...) che facilitano tutte le attività di sviluppo, crescita, conservazione ovvero contrasto dall’invecchiamento e difesa, delle cellule!!!

Infine, Fibra... prezioso “pabulum”, ovvero cibo, per le flore batteriche intestinali, che ci proteggono dalle infiammazioni.

AIUTATE I VOSTRI FIGLI A CONSUMARNE in quantità sempre maggiori (5 porzioni al giorno) e di tutti i colori.

Sperimentate insieme a loro nuovi sapori...

affinchè possano essere sani e forti fuori, ma soprattutto DENTRO, pieni di quella vitalità, che preserva e cura.

Ippocrate (460-377 a.c.) la definì:

“VIS MEDICATRIX NATURAE”
“La forza guaritrice della natura”.







LA CARNE
NELLA BIBBIA

di 
Marcella La Guardia

Abbiamo parlato del cibo dell'Eden, frutta e verdura, e, successivamente, del permesso di Dio, dopo il diluvio universale, di poter mangiare carne.

Dalle quaglie che, insieme alla manna, Dio dona agli Israeliti durante l'Esodo, alle mille prescrizioni riguardanti l'alimentazione, al vitello grasso per festeggiare il ritorno del figliol prodigo: sono innumerevoli nella Bibbia i riferimenti alla carne, intesa come alimento.

E non si tratta di brevi ed irrilevanti accenni!

Con il termine ebraico kosher, che significa conforme alla Legge, quindi alla Bibbia, si indica l’insieme delle regole alimentari a cui si attengono gli ebrei ancora oggi. Per essi di cosa e come nutrirsi è uno dei pilastri fondamentali della relazione tra il credente, la comunità e Dio.

Nel mangiare la carne, la prima regola su cui insiste la Sacra Scrittura, nell'Antico Testamento, è quella di non assumerne anche il sangue. Da qui le particolari tecniche di macellazione per l'eliminazione del sangue e la salatura, bruciatura e cottura delle carni.

La radice di questa prescrizione risiede nella convinzione che nel sangue è la vita (Lv 17, 12-23), dono supremo di Dio e che quindi, in quanto tale, appartiene a Dio, va rispettato e non può essere gestito arbitrariamente dall’uomo ma secondo precise norme. Da qui il versarlo a terra ricoprendolo di polvere o, durante i sacrifici, asperso sull’altare e ai suoi piedi ma mai assunto come alimento.

Accanto a questa prescrizione troviamo quelle riguardanti gli animali puri ed impuri (Dt 14, 3-20).

A questi strani divieti, fin dal Medioevo, si è data una spiegazione legata a problematiche di tipo igienico ma, considerando l'assenza di questi tabù nelle popolazioni limitrofe ad Israele, l'attenzione si è spostata su un'altra e più plausibile motivazione: quella identitaria.

Infatti, essendo gli altri popoli portatori di usanze alimentari legate a credenze in divinità pagane, Israele, al fine di rimarcare l'appartenenza al proprio ed unico Dio, si impegnava a riguardo  distinguendosi con abitudini e rituali propri.

Per esempio, esiste una prescrizione nella Bibbia secondo la quale è vietato cuocere la carne nel latte della madre dell'animale ucciso: «Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre» (Es 23, 19)Ciò spiega l'attenzione degli ebrei ad evitare, addirittura, che finanche i derivati del latte materno possano venire a contatto con la carne del capretto!

Oggi siamo a conoscenza di studi archeologici che hanno consentito la scoperta di antiche usanze presso le aree mesopotamiche di Ras Shamra, ad Ugarit, secondo le quali il cucinare carni di agnelli e vitelli nel latte delle loro madri era rituale relativo ai culti di fertilità.

Possiamo immaginare quale fascino potessero suscitare tali culti anche tra gli Israeliti più osservanti!

Da qui l'importanza dell'alto ed impermeabile muro di prescrizioni che, salvaguardando l’integrità della fede nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, poneva anche quella separazione netta con il resto dell’umanità, separazione che si rendeva necessaria per essere santi come santo è Dio, il totalmente separato da tutto ciò che esiste perché Trascendente:

«Non rendetevi impuri con essi [gli animali impuri] e non diventate, a causa loro, impuri. Perché io sono il Signore, vostro Dio. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo... poiché io sono il Signore, che vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto per essere il vostro Dio; siate dunque santi, perché io sono santo» (Lv 11, 44-45).

Con Gesù queste prescrizioni sono superate ed il popolo separato viene ora invitato a rimescolarsi tra le genti perché ogni uomo sia partecipe del grande e mirabile piano di salvezza. Come il più sapiente degli educatori Dio, infatti, accompagna il suo popolo nelle diverse fasi di crescita, verso una maturità piena.

«… la legge è stata il nostro pedagogo per condurci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede» (Gal 3, 24)

Ma, ciò non significa che l’Antico Testamento non sia più valido. E’ proprio in esso che troviamo anticipo del Nuovo Testamento ed importantissimo inizio della Rivelazione divina all’umanità, portata a compimento con Cristo.





LA CARNE

Considerazioni attuali...
di 
Eleonora Quaranta 
Naturopata Nutrizionista

Dalla tradizione ebraica e cristiana, apprendiamo come questo cibo prezioso, simbolo di abbondanza, fosse un privilegio dei giorni gioiosi dedicati al ringraziamento, nelle ricorrenze religiose.

Nulla a che vedere con l’abuso degli anni della ripresa economica (‘50-‘70); in cui la sua presenza costante era giustificata dall’esigenza di supplire alle carenze nutrizionali post belliche; poi via via, trasformata, in un segnale di “distinzione sociale”, benessere ed agiatezza economica.

Queste ultime attribuzioni, che hanno privato la carne del suo significato originario, sono state successivamente abbandonate e dagli anni ‘90 in poi abbiamo assistito ad una trasformazione lenta, di pensiero.

A questa nuova evoluzione hanno contribuito la ricerca scientifica e gli studi sulle abitudini alimentari di intere popolazioni, che ne hanno evidenziato gli effetti… collaterali.

Nel 2005, il premio Nobel Renato Dulbecco, rende pubblici gli studi sulla correlazione tra la maggior parte delle patologie cardiocircolatorie, l’arteriosclerosi e l’infarto, e l’aumento del consumo di grassi animali e carni rosse.

Evidenti fattori di rischio anche nell’insorgenza della gotta e del diabete.

Ad oggi l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), fornisce indicazioni precise sulla base di questi e di studi ancora più recenti:

  • tale consumo deve essere limitato a due volte alla settimana.

E sempre l’OMS specifica ulteriormente di 

  • limitare oltremodo o evitare, il consumo di carni precotte ed insaccati/affettati, per la loro concentrazione in sostanze dalle riconosciute potenzialità cancerogene: dall’ E-249 all’ E-252 (quest’ultimo, nitrato di potassio, si usa per la fabbricazione della dinamite… E’ il salnitro!) ai nitriti di sodio e di potassio, che mantengono il colore rosso delle carni e rallentano le proliferazioni batteriche. 

“Dunque alla domanda: Se mangiassi carni precotte, insaccati o affettati ogni giorno andrei incontro al cancro? La risposta sarebbe: Si! Perché anche se non predisposta geneticamente, probabilmente starei dando alle cellule tumorali un bell’aiuto a crescere numerose!!!” 


Perché porre l’attenzione proprio sulla crescita delle cellule tumorali?
  • Perché recentissimi studi, hanno evidenziato che l’ormone della crescita (GF), attivo fino ai 20 anni circa, per promuovere lo sviluppo della massa corporea, in un adulto (già cresciuto!!!), che debba solo conservarla e mantenerla in forma, crea i presupposti per lo sviluppo di cellule oncogene. 

Alla nostra età… (over 25!!!) e sempre più con il passare del tempo, l’eccesso di carni ed in generale di proteine di origine animale, stimola oltre misura l’attività del GF.

Con conseguente alterazione della fase di replicazione cellulare.

Le nuove cellule prodotte definite “atipiche”, conterranno un numero elevato di errori di trascrizione delle informazioni relative al loro patrimonio genetico e si comporteranno in modo altrettanto “atipico” riproducendosi velocemente.

Dunque, come comportarsi?

  • Non eccedere nella quantità della porzione:
quella corretta è contenuta nel palmo della vostra mano;

  • Non eccedere nella frequenza del suo consumo: 
due pasti settimanali; possibilmente a base di carni bianche e solo ogni 10/15 gg rosse; solo gli adolescenti, potranno raggiungere (saltuariamente) le tre porzioni settimanali, purché non eccedano anch’essi nelle quantità. (es: due fette di coscio di tacchino o 1 hamburger preparato da voi).   

  • Leggere le etichette: 
Specialmente delle carni precotte insaccati/affettati verificandone l’origine, la provenienza, e la  data di inizio della stagionatura.

Soprattutto degli insaccati!

Chiediamoci:

Come fa un salame ad essere pronto 15 gg dopo la stagionatura della carne? Iniettandovi dentro un attivatore batterico, che favorisce il proliferare di germi annidati nelle fibre proteiche, simulando l’effetto di una lunga stagionatura.

Quindi…

Cercate un fornitore di fiducia; se non possibile, scegliete prodotti bio o che abbiano etichettatura come sopra descritto.

Prediligete le proteine di origine vegetale; 
Quelle contenute in legumi e semi oleaginosi, sono protettive per l’apparato cardiocircolatorio perché ipocolesterolemizzanti ed ipoglicemizzanti; inoltre contengono calcio, ottimo alleato per lo sviluppo, ma anche per il mantenimento della trama dell’osso.

Sostituite o alternate la carne al pesce… anche surgelato.

Ma di questo parleremo più avanti...


E per ritornare alle origini..


Orazio nelle sue “ODI” recitava : "Ne quid, nimis" 

Ovvero:

"Di tutto un po’"

E’ un’ indicazione, che può essere applicata, per non dimenticare che ogni elemento nutrizionale, fa parte del mondo vivente e come tale, considerato come un dono, un bene comune da rispettare e di cui non abusare.







Non c’è cibo che contamini il cuore dell'uomo!

di
Marcella La Guardia

"Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo». Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?». Dichiarava così mondi tutti gli alimenti.
Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo»" 
(Mc 7,14-23).


Gesù inverte il percorso della contaminazione: l'uomo si contamina non per ciò che proviene dal di fuori ma per ciò che proviene dalla sua interiorità, dal di dentro!

Non è difficile comprendere la portata di una simile affermazione per un ebreo praticante! Significa ribaltare quell'ortoprassi che è segno e vincolo di appartenenza alla comunità ebraica e che lo distingue nettamente dagli altri popoli.

Rispettare le regole alimentari è ciò che fa del popolo d'Israele il popolo separato, cioè santo, com'è santo Dio. (Post 30.10.2018)

Questa difficoltà è stata vissuta in primis dai discepoli di Gesù ed in modo particolare dagli apostoli agli albori della Chiesa. Il Vangelo esigeva di essere conosciuto fino ai confini della terra e ciò comportava il contatto e il legame con i pagani e la loro cultura.

Occorreva sconfinare, superare il muro delle prescrizioni ed usanze ebraiche per portare la salvezza di Cristo a tutti! Emblematica è la conversione del primo pagano, Cornelio, centurione della coorte Italica a Cesarea Marittima, preceduta da questa visione di Pietro:

"Il giorno dopo, mentre quelli erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro, verso mezzogiorno, salì sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi: vide il cielo aperto e un oggetto che scendeva, simile a una grande tovaglia, calata a terra per i quattro capi. In essa c’era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «Non sia mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano o di impuro».  E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano». Questo accadde per tre volte; poi d’un tratto quell’oggetto fu risollevato nel cielo» (At 10,9-16).

Successivamente Pietro parlerà in questo modo:

"Voi sapete che a un giudeo non è lecito avere contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo" (Atti 10, 28).

Dalla lettura di questi testi si deduce l'equivalenza tra i cibi impuri ed i pagani. L'ebreo si contaminerebbe sia con gli uni che con gli altri.

Pietro si fa voce e portatore della novità di Dio: come non c'è cibo che contamini, altrettanto, non c'è uomo che contamini altro uomo. In questo modo Dio rompe ogni ostacolo ad ogni relazione umana.

Tuttavia, questo problema doveva essere così forte da indire nel 49-50 d.C. il primo concilio a Gerusalemme per affrontare appunto le tante problematiche insorte in merito alle usanze alimentari:

Il dibattito è così descritto in Atti 15, 4-6:

"Paolo e Barnaba riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro [ovvero, come detto subito prima, come Dio aveva aperto ai pagani la porta della fede: Atti 14, 27]. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei che erano diventati credenti, affermando: È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè. Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema». 





Un concilio per il menù!

di Marcella La Guardia

Le prime comunità cristiane prevedevano dopo la celebrazione eucaristica la condivisione del pasto ma ciò poneva non poche difficoltà! 

Molti cristiani di provenienza ebraica restavano fedeli alle rigide regole della legge mosaica che prescrivevano, come già trattato in precedenti post, con chi, in che modo e di cosa cibarsi. Cosicché, come alti muri, queste regole ancora si ergevano a difesa di un'identità che fino ad allora aveva permesso ad Israele di restare, al suo interno, coeso ed, all'esterno, ben definito rispetto alle altre etnie e religioni. 

Ma, la composizione del nuovo popolo di Dio esigeva adesso l'abbattimento di queste strutture che favorivano la sussistenza di una comunità nella comunità e non agevolavano certamente quei presupposti necessari alla comunione ed alla fratellanza fra tutti i membri.

Il varco aperto da Pietro e successivamente da Paolo e dagli altri apostoli era proprio l'inizio di questa demolizione che attendeva ora di essere portata a termine dall'intera Chiesa nascente. 

Ulteriore problema che si poneva, a proposito dell'alimentazione, riguardava la possibilità da parte dei gentili (pagani) convertiti al cristianesimo di poter continuare a mangiare le carni offerte agli idoli (definite idolotiti) che venivano vendute al mercato o che si trovavano sulle tavole in occasione delle feste e dei pranzi ai quali venivano invitati dai non cristiani.

Paolo aveva dedicato ben tre capitoli della prima lettera ai Corinti (1Cor 8-10) alla questione degli idolotiti e, premettendo che questi idolotiti non avevano alcuna azione contaminante perché gli idoli non esistono, l'Apostolo riteneva che ci si potesse cibare tranquillamente di tali carni. Poneva però una condizione: non scandalizzare i fratelli più deboli, cioè coloro che a fatica comprendevano la liceità di un tale comportamento. Non si poteva mettere a rischio la fede di "un fratello per il quale Cristo è morto" (1Cor 8,11).

Ma, l'intervento più importante, per coinvolgimento di "autorità", finalizzato a chiarire una volta per tutte queste problematiche, fu il Concilio di Gerusalemme che all'incirca nel 50 d.C. riunì apostoli ed anziani insieme.

Dopo un duro ed articolato confronto, dove si affrontava anche la tematica sulla necessità di circoncidere o meno i pagani convertiti al cristianesimo, si giunse ad una soluzione definitiva: i cristiani non ebrei non erano tenuti ad alcuna circoncisione ne' all'osservanza della Legge di Mosè ma dovevano astenersi dal mangiare gli idolotiti e le carni di animali soffocati (che quindi contenevano ancora il sangue, non kosher!), dal bere il sangue e dal vivere una sessualità sregolata, resistendo alle pressioni culturali che esortavano alla permissività.

I suddetti divieti alimentari adesso, però, non avevano nulla a che fare con la sacralità! Essi si rendevano, piuttosto, necessari per condividere in pace la cena del Signore e del susseguente pasto, soprattutto, in comunità cristiane come quelle di Corinto e dell'Asia minore formate da persone di origini giudaiche e non.

L'omogeneizzare le regole alimentari, nel tentativo di cercare un menù condivisibile, era prettamente in funzione della comunione fraterna nel rispetto dell'unico comandamento dell'amore.



"Colui che mangia, non disprezzi chi non mangia; colui che non mangia, non giudichi chi mangia: infatti Dio ha accolto anche lui. D’ora in poi non giudichiamoci più gli uni gli altri; piuttosto fate in modo di non essere causa di inciampo per il fratello. Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è impuro in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come impuro, per lui è impuro. Ora se per un cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità" (Rm 14,3.14-15).


Con il tempo scomparvero le comunità giudeo-cristiane ed il poter mangiare tutto è diventato, e lo è tuttora, rispetto alle altre religioni, una caratteristica identitaria dei cristiani.

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