CORPUS DOMINI


"Il Signore eterno ha voluto presentarsi a noi prima come un bambinello in una stalla, poi come un semplice operaio in una falegnameria, più tardi come un criminale che muore su un patibolo, infine come pane su un altare. Diversi aspetti, voluti da Gesù per un solo scopo: mostrare l'amore che ha per noi" (Sant'Alfonso Maria de’ Liguori).


IL PANE

Gesù ci dona l'Eucarestia durante la cena ebraica preparata per la Pasqua. Il contesto era già ricchissimo di simboli e significati. Il pane era quello azzimo, cioè non lievitato, che ricordava la fretta con cui gli ebrei, guidati da Mosè, erano fuggiti dall'Egitto per riconquistare la libertà. Era il ricordo dell'inizio del lungo esodo verso la terra promessa.

In ebraico, il pane, chiamato lehem, significa nutrimento, sostegno per la vita. Pertanto, è oggetto di massimo rispetto.

E' frutto del lavoro dell'uomo. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, nelle prime pagine della Bibbia, è ben chiaro il legame esistente tra il pane e la fatica dell'uomo: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane" (Gn 3,19). Da quel momento la benedizione di Dio sarà legata all'abbondanza di questo cibo. E' Dio che dona il pane. Nell'esodo il popolo ebraico sperimenta un Dio che a lui provvede con un pane che scende dal cielo, che è la manna.

Per lo stretto rapporto che questo alimento ha con Dio, il pane è immagine di sapienza. In Proverbi 9,5 è la Sapienza che invita: "Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che vi ho preparato" ed al versetto 17,1 troviamo: "Un tozzo di pan secco con tranquillità è meglio di una casa piena di banchetti festosi e di disordine". Nel libro del Siracide al versetto 29, 28 si afferma: "Indispensabili alla vita sono l’acqua, il pane, il vestito, una casa che serva da riparo".

E' anche chiaro il concetto del pane che va condiviso a sostegno dei più poveri, ad imitazione di Dio: "Dio grande, forte, terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito" (Dt 10,17-18).

Alle querce di Mamre (Gn 18,1-8) Abramo chiede a Sara di impastare la farina e farne focacce per i tre uomini appena arrivati, immagine di Dio che si fa viandante da sfamare. Il profeta Eliseo moltiplica i pani per sfamare la gente (2 Re, 4, 42 ss). Il profeta Geremia ci proietta in una dimensione escatologica dove abbondanti saranno grano, mosto, olio.

Il pane diventa, inoltre, metafora per descrivere i nostri stati d'animo: "Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: Dov'è il tuo Dio?" Sal 41, 4; "Va', mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere" (Qo 9,7).

Nel Nuovo Testamento risuonano gli echi del Vecchio. Ritroviamo nelle parole e negli avvenimenti di Gesù i concetti di pane, lievito, grano. Spesso sono legati alla necessità della carità.

Gesù moltiplica i pani ed i pesci invitando gli apostoli a non congedare le folle che lo seguivano ma a sopperire essi stessi al bisogno di cibo: "Date loro voi stessi da mangiare" (Mt 14, 13-21). Etimologicamente la parola "compagno" deriva da "cum" e "panis", in riferimento appunto alla condivisione del pane.

Nel "Padre nostro" Gesù insegna a chiedere il pane quotidiano (Mt 6, 11) riponendo fiducia in un Dio che, essendo padre, provvede ai propri figli.

Ma durante le tentazioni nel deserto ci ricorda che il vero pane per l'uomo è la parola di Dio (Mt 4, 4) e, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù afferma anche: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6, 48-51). Gesù è pane, in quanto Parola, Logos, e carne, in quanto Eucarestia.

E' Gesù il vero nutrimento per il cristiano e per la Chiesa intera che si fa unico corpo perché mangia un unico pane, come ricorda San Paolo: "Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane" (1Cor 10,16-17).

Marcella La Guardia

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