Disegno di Elena Vignali

LA CONVERSIONE 
NASCE DAL 
DONO DI UN INCONTRO.

Omelia del Vescovo Corrado Sanguineti
durante la S. Messa con benedizione e imposizione delle Ceneri
Duomo di Pavia – mercoledì 6 marzo 2019


Carissimi fratelli e sorelle,
Con l’antico e austero rito della benedizione e imposizione delle Ceneri, ha inizio il tempo della Quaresima, tempo forte di grazia e di conversione per tutta la Chiesa, per tutti noi qui raccolti.

Tra poco riceveremo sul capo le sacre Ceneri, mentre ascolteremo, rivolte a ciascuno e a ciascuna di noi, le parole evangeliche che risuonano sulle labbra di Gesù, all’inizio della sua predicazione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,14).

Che cosa significa “convertirsi”? Perché queste parole ci riguardano e ci toccano?

Niente è più infecondo e inutile che ripetere e usare parole che ci consegna la tradizione della Chiesa, senza comprenderne il senso, senza percepire la realtà vitale che in esse si nasconde.

Conversione, in latino “conversio”, indica un cambiamento di direzione, direzione dello sguardo e del cammino: è un nuovo orientamento della libertà. Nel greco del Nuovo Testamento si usano due termini che esprimono due aspetti essenziali della conversione: metànoia, cambiamento di mentalità, di modo di pensare e di giudicare, ed epistrofé, che corrisponde all’assumere una nuova direzione, una svolta nel percorso della vita.

Ma perché convertirsi? Che cosa provoca e rende possibile questo cambiamento profondo dell’esistenza, che coinvolge il nostro modo di sentire e di giudicare, e le scelte quotidiane, il nostro modo di agire, le opere e i gesti che mettiamo in atto?

Nel cristianesimo, nell’esperienza cristiana, la conversione nasce dal dono di un incontro, che porta in sé un annuncio, una proposta: l’incontro con una presenza umana, che attrae e suscirta un movimento di adesione, di affezione, di sequela, com’è accaduto ai primi discepoli, a Giovanni e Andrea, a coloro che hanno incrociato il volto di Gesù, e nella sua umanità così carica di bontà, di verità e di bellezza, sono stati mossi a seguirlo, a dare fiducia e credito a quella presenza così unica e singolare, così intensa e originale.

Anche per noi, carissimi fratelli e sorelle, la conversione è il contraccolpo di una Presenza che entra nella nostra vita, destando un’attrattiva e un fascino profondo, così come ha affermato Benedetto XVI, in un passaggio della sua prima enciclica, tante volte citato e ripreso da Papa Francesco: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Deus caritas est, 1).

L’inizio non è un passato, non ha un valore solo cronologico, ma esprime la sorgente inesauribile della fede e della vita cristiana: siamo cristiani, discepoli di Gesù, il Signore che vive tra noi, perché continuamente si rinnova la grazia dell’incontro con lui, con la sua presenza, con la sua parola che fa ardere il cuore, si rinnova la grazia dell’inizio, e così, allo stesso tempo, siamo provocati a vivere un’incessante conversione, ad assumere un nuovo modo di giudicare e di agire.

In che cosa consiste questa svolta, questa direzione, che sempre di nuovo deve accadere e crescere in noi? 

Consiste nel passare da un’esistenza centrata su se stessi, sul nostro “io”, a un’esistenza che guarda alla sua presenza, a Cristo, e che tende a guardare tutto avendo negli occhi e nel cuore Gesù. 

Questa è la conversione a cui la Chiesa c’invita nel tempo della Quaresima: rialzare ogni giorno lo sguardo da sé a Cristo, alla sua dolce presenza.

La conversione, il cambiamento di mentalità non è, innanzitutto, lo sforzo di migliorare i dettagli e i difetti della nostra vita, ma è aprire il cuore a questa Presenza perché domini nelle nostre giornate: è da questa apertura, è da questa tensione a cercare e a riconoscere Gesù, che nasce anche il vero cambiamento morale, la possibilità di una ripresa continua e di una purificazione dei nostri gesti.

San Paolo, nel bellissimo passaggio della seconda lettera ai Corìnzi, si è posto davanti a noi, ancora una volta, testimone e apostolo del mistero di Cristo, nel quale è offerta la riconciliazione con Dio, il ristabilimento della relazione con Dio, ferita e spezzata dal nostro peccato: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5,20-21). 

Possiamo unire le parole di Paolo e di Gesù: «Lasciatevi riconciliare con Dio … Convertitevi e credete al Vangelo!». Ci lasciamo riconciliare da Dio e con Dio, ci lasciamo rigenerare dalla sua misericordia, fissando gli occhi su Cristo, nel mistero finale della sua vita, nel dramma della sua passione e morte, dove accade una sorta di capovolgimento che ci salva e ci ricrea: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio».
Ecco Cristo, Colui che è senza peccato, colui che in tutto il vangelo non può mai essere accusato di peccato, è reso “peccato” in nostro favore, prende e assume su di sé, nell’ora della croce, tutto il peso oscuro del peccato, dei peccati nostri e del mondo!

Convertirsi è guardare a Cristo crocifisso, innocente e santo, che si dona fino alla fine, è credere al Vangelo, all’annuncio lieto e buono dell’amore che si manifesta in Gesù, è ospitare nella nostra vita il Dio ricco di misericordia che si rivela in tutta la Scrittura e che continua a trasparire nell’umanità lieta e commossa dei testimoni e degli amici di Cristo, in volti umani che recano un accento diverso, che attrae e ridesta il cuore.

Le opere che la Chiesa propone per il cammino quadragesimale verso la Pasqua sono la strada a tutti accessibile per vivere la conversione, per rialzare lo sguardo da noi a Lui, al Signore.

La preghiera, vissuta soprattutto come ascolto della Parola, come ascolto del Vangelo, per cogliere i tratti inconfondibili di Gesù, per poterli riconoscere quando avvengono davanti a noi. Leggere le letture della messa di ogni giorno – almeno il Vangelo, come c’invita spesso a fare Papa Francesco – sostare per guardare il suo volto che traspare in queste pagine; per chi può, andare a messa ogni giorno e lasciarci accompagnare dalla liturgia della Chiesa: ecco un primo modo semplice per rialzare lo sguardo da noi a Lui!

Il digiuno, dal cibo e in altre forme (dalla TV, da internet, dall’uso esagerato dello smartphone e dei social), per essere più poveri, più liberi ed essenziali, per fare spazio a Cristo, per ritrovare la vera fame, che è fame della parola di Dio, fame dell’Eucaristia come pane di vita.

L’elemosina, intesa come carità vissuta concretamente, con gesti di condivisione, di servizio, per decentrarci da noi stessi e ri-centrarci sul Signore, che ci visita nella carne sofferente dei nostri fratelli.

Iniziamo il cammino con un desiderio autentico di lasciarci toccare e ridestare dalla dolce presenza di Gesù e dal fondo del nostro cuore, invochiamo: Signore convertici a Te e saremo salvi! Ridonaci la gioia di essere da Te salvati! Amen.

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